Cara mamma, caro papà…

minirugby Cara mamma, caro papà...

da bambino, quando c’era di mezzo lo sport, mi innamoravo di continuo… Mi sono innamorato dell’Olanda del calcio di Crujif, del Giro d’Italia di Felice Gimondi e Eddy Merckx, delle sfide all’ultimo paletto tra Ingemar Stenmark e Gustav Thoeni, delle acrobazie di Nadia Comãneci e delle sette medaglie d’oro di Mark Spitz, dei duelli senza fine tra Bjorn Borg e John McEnroe, degli sprint tirati di Pietro Mennea e Valery Borzov. Grazie alla Tv scoprivo sport mai avvicinati: il canottaggio, il decathlon, il bob… mi esaltavo e sognavo ogni volta di essere un atleta e un campione diverso. Ricordo che mi incantavo davanti alle immagini pubblicate nei giornali, che fissavano i gesti rendendoli eterni.

Ho fatto come te sport “per davvero”, per anni, ma non sono mai sceso sulla pista ghiacciata col bob, non mi sono mai cimentato in una gara di tuffi dal trampolino e neppure ho tirato di sciabola. Non immaginavo neppure, allora, come fossero uno snowboard e una bmx, il fitness. Avevo come te normali scarpe “da ginnastica” e le tenevo per tempi biblici. La maglia originale della Nazionale l’avevano solo quelli che in Nazionale ci giocavano. Io, al massimo, ho attaccato un adesivo tricolore alla mia dolcevita turchese. Oggi i miei figli fanno attività che nemmeno potevo immaginare, hanno scarpe che si allacciano con lo sguardo, tute aerodinamiche, maglie da gara in tessuti testati dalla Nasa, caschetti parlanti, guanti laser. E, soprattutto, hanno molte più occasioni di scoprire, di osservare e di provare. Ma ho imparato che una cosa accomuna il bambino che io sono stato al bambino che oggi loro sono: sognano e si esaltano allo stesso modo, sanno innamorarsi come facevo io, come facevi tu. E sanno farmi scoprire e innamorare di cose che non ho vissuto e che loro oggi invece sperimentano. Pensavo che avrei indirizzato io i miei figli allo sport.

Invece, sta accadendo il contrario. Insomma… lo confesso, è successo: mi sono innamorato del rugby! Mio figlio ci gioca. Io non ci ho mai giocato a rugby. “Nemmeno sei sceso col bob sulla pista di ghiaccio papà!”. Vero, ma non so perché, non riesco a capacitarmi di non avere mai giocato a rugby. Lo ammetto: oggi quando prendo in mano la palla ovale mi sento ancora quel bambino che sognava. Cara mamma, caro papà, siccome a tenere per me questa gioia e questo rimpianto non mi va, sono qui a suggerirti di regalare questa bella emozione anche a te stesso: porta i tuoi figli al campo di rugby: scopriranno uno sport semplice, che li aiuta a crescere, appropriandosi del loro corpo e sperimentando la loro voglia cristallina di correre a perdifiato, di esternare la forza, del contatto fisico con i compagni, di rotolarsi senza freni. Come facevo io, come facevi tu anni fa. Scopriranno cos’è una squadra e cosa significa lavorare per i compagni, non per essere primedonne ma per raggiungere una meta insieme.

Quando li vedrai giocare, ti innamorerai ancora dello sport. Vero. Come è successo a me. Quest’anno l’autunno è un po’ speciale, periodo dei Campionati del Mondo di rugby, l’occasione di una scoperta, di un nuovo entusiasmo, di una nuova passione, di nuovo amore.

Cara mamma, caro papà, speriamo di incontrarci al campo da rugby. Per divertirci con i nonstri figli. Con affetto. Max Fini – info@minirugby.it